La distanza ottimale

In psicomotricità esiste questa espressione, che oserei dire basilare per la nostra professione: la DISTANZA OTTIMALE.
Cosa significa?
Perché è così importante?
In cosa può interessare anche ai genitori?

I bambini nel gioco sono degli esseri meravigliosi. Osservano, sperimentano, mettono in atto tutti i loro circuiti cerebrali, da quelli motori a quelli del pensiero astratto a quelli del linguaggio.
Il gioco è per loro la più grande forma di conoscenza del mondo e di scoperta di si stessi, dei propri limiti e delle proprie potenzialità.

Per questo a noi psicomotriciste piace tantissimo la frase “il gioco è la medicina più grande”. (E sinceramente pensiamo non valga solo per i bambini!)

La distanza ottimale è quello spazio che deve occupare l’adulto nel gioco del bambino.
Si dice che egli deve stare lì dove può essere trovato.
Ovvero vicino al bambino, pronto a intervenire quando ci sia bisogno di lui, pronto a interagire aiutare indirizzare evidenziare.
Ma non “sopra”. E neanche “dietro”.
Non deve giocare al posto del bambino, non deve rubargli la possibilità di sperimentare e di inventare.
E neanche deve nascondersi, mimetizzarsi, ignorare l’attività del bambino.

L’adulto deve essere un complemento a disposizione. Un osservatore entusiasta. Un’aggiunta preziosa a questa importantissima attività che sta svolgendo il bambino.
E se sta per succedere qualcosa di pericoloso, farlo sapere, in funzione di essere l’adulto che riconosce le conseguenza (non “fermo che ti fai male” ma “questo è rischioso, facciamo la sicurezza!” – perché come dicevamo i bambini devono poter sperimentare).
E se il bambino non sta agendo, non insistere affinché ciò avvenga (“vai, vai anche tu, dai!”), ma semplicemente osservare e attendere.

La psicomotricista in stanza con il bambino starà sempre attenta a mantenere una distanza ottimale, una postura aperta e accogliente, osservando le attività del bambino e rispecchiando le sue emozioni. Il bambino saprà così di essere in un luogo dove potrà esprimere realmente se stesso, senza filtri e senza giudizi, consapevole di trovare lì tutto l’aiuto e l’empatia di cui necessita.

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